Continua anche per il 2019 la mia avventura con Moneyfarm iniziata a maggio 2015 e minuziosamente riportata nei post dedicati per gli anni 2016, 2017, 2018 proseguita nel 2020, nel 2021 e 2022.
Anche questo post, il penultimo nell’ottica di un investimento quinquennale, continua nel monitoraggio mensile delle rendite, nell’analisi su eventi che determinano guadagni o perdite, negli aggiornamenti sui ribilanciamenti del portafoglio proposti da Moneyfarm e la possibilità di scambiare opinioni con gli utenti attraverso il sistema dei commenti in fondo alla pagina.
Ricapitoliamo, che cos’è MoneyFarm?
Se sei arrivato qui cercando su Google frasi del tipo “opinioni su Moneyfarm” oppure “Moneyfarm commenti” anche alla ricerca d’informazioni sui servizi offerti da Moneyfarm puoi leggere l’introduzione sintetica al mio articolo del 2015 anche se, per maggiore chiarezza e affidabilità, dovresti trovare tutte le informazioni aggiornate direttamente su MoneyFarm.com.
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Il mio portafoglio al primo gennaio 2019
Com’è stato il 2018?
Il 2018 è iniziato decisamente bene, ho raggiunto il massimo annuale del 3,64% il 9 gennaio ed è proseguito soffrendo un po’ a febbraio e marzo ma riprendendosi nei successivi mesi fino alla metà di ottobre quando il crollo delle borse non mi ha lasciatto immune registrando al 31 dicembre 2018 il punto più basso dell’anno, un -3,37%.
Com’è composto il portafoglio ed il suo andamento nel 2018?
Strumento: Bond Governativi 1-3 Anni in Euro (db X-trackers)
Codice ISIN | LU0290356871 |
Macro Asset Class | Fixed Income |
Asset Class Specifica | Cash e Bond Governativi a Breve |
Area Geografica di Riferimento | Europe |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 326.279.600,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | N/A |
Data Valuta Ultimo Dividendo | N/A |
Posizione | Long |
Società Emittente | db x-trackers |
Domicilio | Luxembourg |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,15% |
Strumento: Bond Societari a Tasso Variabile in Euro
Codice ISIN | LU1829218319 |
Macro Asset Class | Investment Grade Corporate Bonds |
Asset Class Specifica | Bond Societari Investment Grade |
Area Geografica di Riferimento | Europe |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 1.234.557.000,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | N/A |
Data Valuta Ultimo Dividendo | N/A |
Posizione | Long |
Società Emittente | Lyxor |
Domicilio | Paris |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,15% |
Strumento: Bond Governativi Emergenti in Valuta Locale
Codice ISIN | IE00B4613386 |
Macro Asset Class | High-Yield & Emerging Markets Bonds |
Asset Class Specifica | Bond Societari HY & Bond Gov. EM |
Area Geografica di Riferimento | World |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 3.059.627.000,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | 01/08/2018 |
Data Valuta Ultimo Dividendo | 16/08/2018 |
Posizione | Long |
Società Emittente | SPDR |
Domicilio | Dublin |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,55% |
Strumento: Bond Societari High Yield Euro
Codice ISIN | IE00B66F4759 |
Macro Asset Class | Corporate Credit |
Asset Class Specifica | Bond Societari HY & Bond Gov. EM |
Area Geografica di Riferimento | Europe |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 4.877.726.000,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | 13/09/2018 |
Data Valuta Ultimo Dividendo | 26/09/2018 |
Posizione | Long |
Società Emittente | iShares |
Domicilio | Dublin |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,50% |
Strumento: Bond Societari High Yield in Dollari Statunitensi
Codice ISIN | IE00BCRY6003 |
Macro Asset Class | Corporate Credit |
Asset Class Specifica | Bond Societari HY & Bond Gov. EM |
Area Geografica di Riferimento | United States |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 799.668.900,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | 13/12/2018 |
Data Valuta Ultimo Dividendo | 28/12/2018 |
Posizione | Long |
Società Emittente | iShares |
Domicilio | Dublin |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,45% |
Strumento: Bond Governativi Indicizzati all’Inflazione in Euro
Codice ISIN | LU0290358224 |
Macro Asset Class | Inflation |
Asset Class Specifica | Inflazione |
Area Geografica di Riferimento | Europe |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 401.337.200,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | N/A |
Data Valuta Ultimo Dividendo | N/A |
Posizione | Long |
Società Emittente | db x-trackers |
Domicilio | Luxembourg |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,20% |
Strumento: Azionario Europa (MSCI Europe)
Codice ISIN | FR0010261198 |
Macro Asset Class | Equity Developed Market |
Asset Class Specifica | Azionario Paesi Sviluppati |
Area Geografica di Riferimento | Europe |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 1.735.933.000,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | 12/12/2018 |
Data Valuta Ultimo Dividendo | 14/12/2018 |
Posizione | Long |
Società Emittente | Lyxor |
Domicilio | Paris |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,25% |
Strumento: Azionario Giappone (Topix)
Codice ISIN | FR0010245514 |
Macro Asset Class | Equity Developed Market |
Asset Class Specifica | Azionario Paesi Sviluppati |
Area Geografica di Riferimento | Japan |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 169.406.046.875,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | 12/12/2018 |
Data Valuta Ultimo Dividendo | 14/12/2018 |
Posizione | Long |
Società Emittente | Lyxor |
Domicilio | Paris |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,45% |
Strumento: Azionario USA (S&P 500)
Codice ISIN | IE00B5BMR087 |
Macro Asset Class | Equity Developed Market |
Asset Class Specifica | Azionario Paesi Sviluppati |
Area Geografica di Riferimento | United States |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 31.307.190.000,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | N/A |
Data Valuta Ultimo Dividendo | N/A |
Posizione | Long |
Società Emittente | iShares |
Domicilio | Dublin |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,07% |
Strumento: Azionario Paesi Emergenti (MSCI Emerging Markets)
Codice ISIN | IE00BKM4GZ66 |
Macro Asset Class | Equity Emerging Markets |
Asset Class Specifica | Azionario Paesi Emergenti |
Area Geografica di Riferimento | World |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 9.424.545.000,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | N/A |
Data Valuta Ultimo Dividendo | N/A |
Posizione | Long |
Società Emittente | iShares |
Domicilio | Dublin |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,18% |
Strumento: Materie Prime Globali con Copertura Tasso di Cambio
Codice ISIN | IE00B58HMN42 |
Macro Asset Class | Commodities |
Asset Class Specifica | Materie Prime e Real Estate |
Area Geografica di Riferimento | Other |
Informazioni chiave per gli investorori | Guarda il KIID |
Valuta | EUR |
Asset Under Management | 1.428.475.000,00€ |
Data di stacco Ultimo Dividendo | N/A |
Data Valuta Ultimo Dividendo | N/A |
Posizione | Long |
Società Emittente | UBS |
Domicilio | Dublin |
TER (Costo di gestione dello strumento) | 0,36% |
2019-01-22 + 0,27%
Neanche la politica monetaria, questa volta, ha offerto un appiglio agli investitori: anzi, abbiamo assistito a una progressiva divergenza tra l’opinione degli investitori e quella della banca centrale. A dicembre, nell’ultimo meeting dell’anno, la Fed ha deciso di alzare ulteriormente i tassi.
Altro tema centrale dell’anno appena passato è stata la politica commerciale.
La performance del portafoglio modello è stata negativa.
Variazione dell’asset allocation
Lo scorso ottobre abbiamo intrapreso una riduzione del rischio del portafoglio, vendendo parte dell’esposizione azionaria e reinvestendo la liquidità in bond governativi europei con duration breve e in bond societari a tasso variabile denominati in Euro.
2019-02-13 + 1,53%
2019-03-01 + 2,27%
2019-03-04 + 2,55%
Moneyfarm m’informa che nei prossimi giorni è programmato il primo ribilanciamento del 2019 del mio portafoglio; la volatilità che ha colpito i mercati negli ultimi mesi pone il controllo del rischio tra le loro priorità tattiche. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che i rendimenti attesi di lungo periodo (soprattutto per l’azionario) restano molto positivi, rendendo il 2019 un anno interessante per entrare sul mercato con un orizzonte di lungo termine.
Ecco arrivato il primo ribilanciamento del 2019 che mira a ridurre la componente azionaria del portafoglio. L’esposizione è ridotta attraverso la riduzione della sovraesposizione all’Azionario Europa (MSCI Europe).
La liquidità viene investita in parte in Bond Governativi 1-3 Anni in Euro, premiando scadenze più corte con un obiettivo di controllo della volatilità in un contesto di tassi in crescita. La restante parte viene investita in Bond Governativi Indicizzati all’Inflazione in Euro, coerentemente con la visione strategica di Moneyfarm che vede in questo tipo di strumenti migliori prospettive e maggiori possibilità di sorpresa.
L’operazione avviene a seguito di decisioni tattiche, prese in vista di un possibile aumento della volatilità nei prossimi mesi.
L’obiettivo è quello di mantenere il rischio del portafoglio allineato ai suoi livelli storici anche in un contesto maggiormente stressato rispetto al passato recente.
La scelta di non intaccare in modo più significativo la posizione azionaria deriva da valutazioni di lungo termine positive e da un contesto macroeconomico e politico che, seppur incerto e in rallentamento, lascia spazio a elementi di sorpresa positiva nel medio termine.
Questa posizione è espressa nella scelta di mantenere invariata la posizione sull’azionario americano.
Si comprano:
– Bond Governativi 1-3 Anni in Euro (db X-trackers) ISIN LU0290356871
– Bond Governativi Emergenti in Valuta Locale ISIN IE00B4613386
– Bond Societari High Yield Euro ISIN IE00B66F4759
– Bond Governativi Indicizzati all’Inflazione in Euro ISIN LU0290358224
Si vendono
– Azionario Europa (MSCI Europe) ISIN FR0010261198
– Azionario USA (S&P 500) ISIN IE00B5BMR087
– Azionario Paesi Emergenti (MSCI Emerging Markets IMI) ISIN IE00BKM4GZ66
Approvo il ribilanciamento!
2019-04-03 + 5,00%
Per i cultori delle statistiche oggi festeggio la percentuale di guadagno più alta dall’inizio di questa avventura, ovvero un 5% che ha beneficiato di un aumento del 2,55% nel solo mese di marzo 2019
La componente azionaria ha recuperato quasi tutte le perdite registrate a fine 2018, tornando ai livelli di settembre. A guidare la classifica tra i mercati sviluppati sempre il solito S&P500 (+14%), seguito da Eurozona (+12%), Regno Unito (+10%) e Giappone (+8%). Tra i mercati emergenti ha brillato soprattutto la Cina, che ha iniziato l’anno con uno stupefacente ~30%, trainando al rialzo tutto il comparto azionario emergente +10%).
Anche per quanto riguarda l’obbligazionario l’appetito per il rischio è stato premiato, sia dal punto di vista del rischio duration che del rischio di credito. Si sono delineati infatti due trend: una sovraperfomance delle obbligazioni a scadenza più lunga rispetto a quelle a breve – premiato quindi il rischio duration, legato alla durata finanziaria maggiore – e una sovraperfomance delle obbligazioni societarie più rischiose rispetto a quelle più sicure – premiato invece in questo caso il rischio di credito, legato al merito creditizio delle aziende che emettono le obbligazioni. Prendendo a esempio gli Stati Uniti, il segmento di obbligazioni a scadenze più lunghe di 10 anni ha sovraperfomato del 4% il segmento più breve, mentre le obbligazioni societarie con rating CCC o minore hanno superato del 2,5% le obbligazioni con rating AAA.
Anche in questo florilegio di numeri positivi, tuttavia, si intravede una nuvola. Quanto può essere stabile un equilibrio in cui sia l’azionario che l’obbligazionario governativo e l’obbligazionario societario ad alto rischio continuano a performare positivamente?
Quali i catalizzatori? Come sempre, sulle performance finali delle asset class si riflettono diversi fattori di rischio. Nel primo trimestre i catalizzatori sono stati il miglioramento della retorica attorno alle tensioni commerciali e il cambio di tono delle banche centrali.
La distensione commerciale è stata necessaria per innescare nei mercati finanziari quella dinamica di risk-on (ovvero di aumento di appetibilità delle asset class più rischiose come l’azionario) che, anche grazie a valutazioni di partenza invitanti, ha favorito la performance positiva dei mercati azionari.
La nuova politica monetaria è stata ancor più cruciale. Come avevamo anticipato a dicembre, la Fed nel corso del trimestre ha ammorbidito notevolmente i toni riguardo il proprio piano di rialzo dei tassi d’interesse. Nonostante la debolezza dell’azionario di ottobre e dicembre, la banca centrale aveva comunque deciso di alzare il tasso di riferimento monetario, subendo non poche critiche da parte dell’amministrazione Trump.
A gennaio abbiamo visto un significativo cambio di tono, con il numero di strette annunciate che è sceso da tre a una per il prossimo anno. E se con tre rialzi annunciati il mercato ne prevedeva zero, ora – con un solo rialzo a budget – il mercato sembra stimare addirittura un taglio dei tassi d’interesse con il ritorno alla politica monetaria espansiva. Si tratterebbe del primo taglio dal dicembre 2008 e il primo dopo il ciclo di rialzi iniziato nel dicembre del 2015.
L’appiattimento delle curve
L’approccio più cauto della banca centrale americana ha tranquillizzato i mercati, che erano intimoriti dalla possibilità di una riduzione della liquidità nel sistema durante una fase di rallentamento dell’economia.
Questa nuova prospettiva, insieme alla distensione commerciale, da una parte ha favorito il rimbalzo dei mercati azionari, dall’altra ha alleviato le pressioni sul comparto obbligazionario tramite due canali: uno diretto, abbassando le proiezioni dei tassi futuri, e uno meno diretto, attraverso la riduzione delle probabilità di inflazione e di crescita economica.
Alla luce della nuova politica monetaria, abbiamo quindi visto i tassi a breve ridursi e i tassi d’interesse di lungo periodo abbassarsi in maniera ancora maggiore a causa della revisione al ribasso delle aspettative di inflazione e di crescita economica.
Revisione al ribasso per la crescita globale
La crescita economica, che resta in rallentamento, rappresenta l’altra faccia della medaglia di questa nuova fase. Pur muovendosi in territorio positivo, ci sono una serie di segnali da non sottovalutare:
– l’annuncio del governo cinese dell’abbassamento del target di crescita economica per il 2019 che, sebbene non sia di per sé allarmante, resta indicativo di un trend globale in atto;
– la BCE che nel meeting di marzo ha rivisto al ribasso la crescita economica per tutta l’Eurozona, annunciando che terrà i tassi di riferimento immutati per tutto l’anno, con gli indicatori di fiducia del manifatturiero che continuano a muoversi al di sotto della soglia dei 50 punti, segnalando una contrazione economica;
– la revisione al ribasso del dato sulla crescita statunitense nel 4° trimestre del 2018 da 2,6% a 2,2% – Il dato sul PIL è di solito sottoposto a numerose revisioni nel corso del tempo, in questo caso a pesare sono stati soprattutto i consumi interni.
A questi segnali si aggiungano le varie considerazioni del Fondo Monetario Internazionale e di altri enti, sempre nella stessa direzione, e i vari indicatori macroeconomici che sembrano dare conferme chiare in questo senso.
Nonostante tutto, l’azionario è salito molto
Ci si aspetterebbe che una crescita economica più debole sia destinata prima o poi a ripercuotersi sull’azionario. Questo è solo parzialmente vero.
La crescita economica più debole sta indubbiamente impattando sulle aspettative di crescita degli utili e sui margini delle società, penalizzando quindi soprattutto la componente legata ai fondamentali sia in termini di tassi di crescita degli utili minori sia in termini di aspettative degli analisti notevolmente ridimensionate.
Lo stress finanziario ha però permesso un forte rimbalzo delle valutazioni, ed è questo a nostro avviso il maggior driver per spiegare le performance dell’ultimo trimestre, riassunte nella seconda parte del documento.
Ricapitolando
I mercati azionari hanno brindato questo trimestre alla luce di un rinnovato allentamento delle condizioni finanziarie. Queste sono principalmente legate alla volontà dei banchieri centrali di guidare il rallentamento economico, evitando il più possibile dei testacoda. I tassi d’interesse sono scesi, appiattendo le curve, dando ulteriore spinta alle valutazioni azionarie e regalando performance positive anche al comparto obbligazionario.
A nostro avviso questo fattore difficilmente potrà continuare a dare supporto all’azionario, almeno nel breve termine.
Un paio di spunti positivi che ci potrebbero far cambiare idea sono:
– le aspettative di crescita notevolmente ridimensionate, tanto che i prezzi attuali stanno già scontando un rallentamento economico;
– l’inflazione molto al di sotto dei livelli allarmanti per la maggior parte delle economie sviluppate e non, che permette alle banche centrali di focalizzarsi solo sul tema della crescita.
Il nostro posizionamento e le nostre prossime scelte
Concentrarsi sulle visioni fondamentali di lungo termine per adesso ha pagato, permettendoci di non ridurre eccessivamente il rischio alla fine dello scorso anno e di non perdere l’opportunità di mercato creatasi in questo primo trimestre.
La nostra idea, come abbiamo anticipato, era che i fattori per una sorpresa positiva fossero a portata di mano. Aver resistito alla tentazione di tagliare eccessivamente il rischio di fronte al ritorno della volatilità ci permette adesso di trovarci in una situazione migliore.
Di fronte a un eventuale aumento dello stress nei prossimi mesi, avremo più margine per operare le scelte tattiche necessarie a tenere sotto controllo la rischiosità delle varie gestioni, sulla scia di quelle che abbiamo preso nel corso dello scorso trimestre
Portafoglio modello P4-C2
Il rendimento del portafoglio è stato ampiamente positivo.
Il deterioramento delle aspettative macroeconomiche di breve termine, supportato dal crollo dei mercati di dicembre 2018, ha ribaltato le attese sulle politiche monetarie delle banche centrali internazionali. Da inizio anno, complici soprattutto le dichiarazioni del Federal Open Market Committee della Federal Reserve, la probabilità attesa dai mercati di un taglio del tasso Fed nel breve termine è cresciuta drasticamente.
Le nuove aspettative sulla politica monetaria internazionale hanno favorito gran parte delle asset class: se da un lato gli asset rischiosi hanno beneficiato di una maggiore liquidità attesa sul mercato, dall’altro gli asset conservativi hanno goduto di tassi d’interesse in discesa. Nonostante gli utili societari di fine 2018 non abbiano brillato rispetto alle aspettative degli analisti, abbiamo assistito ad una forte crescita delle valutazioni societarie che hanno permesso all’azionario dei Paesi Sviluppati, trainato dalle azioni americane, di rappresentare una solida componente di rendimento del portafoglio. Lato fixed income, i Bond Societari High Yield e i Bond Governativi Emergenti in Valuta Locale hanno contribuito positivamente alle performance del portafoglio, grazie a rendimenti in conto capitale derivanti sia da spread in diminuzione, sia da tassi d’interesse più bassi. Anche l’esposizione valutaria è stata fonte di ritorni positivi. L’Euro si è deprezzato contro Sterlina, Dollaro Statunitense e valute dei Mercati Emergenti.
2019-05-01 + 5,34%
2019-06-01 + 3,00%
2019-07-01 + 5,39%
2019-07-23 + 7,02%
Eccoci al report trimestrale di Moneyfarm, nell’ultimo trimestre quasi tutti gli asset rischiosi sono scivolati a maggio per poi recuperare terreno a giugno, regalando agli investitori il secondo trimestre consecutivo di risultati positivi e il miglior semestre da qualche anno a questa parte.
Oltre al commercio, al centro dell’attenzione è stata ovviamente l’altra grande protagonista di questa fase: la politica monetaria.
Le notizie economiche che suggeriscono un peggioramento delle aspettative sono state trasformate in buone notizie per gli investitori dalle banche centrali.
Negli Stati Uniti le dinamiche recessive hanno colpito alcuni settori come il commercio e l’industria, ma la frenata è stata più che compensata dalla crescita di beni di consumo e servizi.
In questo scenario la FED ha come interesse primario quello di evitare una recessione.
Gli investitori sembrano convinti che la politica della banca centrale sarà accomodante e hanno già scontato un taglio dei tassi nel meeting di luglio.
I mercati hanno festeggiato il cambio delle aspettative con un rally che ha portato in positivo le prestazioni dei portafogli.
Se l’iniziativa nel prossimo mese sembra ormai molto probabile, più incerta resta la strada da qui in avanti con i mercati che si orientano verso due ulteriori ribassi dei tassi.
Se così fosse i tagli per il 2019 diventerebbero tre, un cambio di rotta piuttosto repentino se si pensa ai quattro rialzi del 2018 nel contesto di una situazione generale sicuramente migliore ma in fondo non molto diversa.
Il rischio di sorpresa negativa su questo fronte resta dunque in agguato e le aspettative degli operatori sulla politica monetaria americana sono uno dei fattori chiave per i prossimi mesi, considerata anche la volatilità che un mutamento di esse può portare sul mercato.
Un altro alleato degli investitori è stato Mario Draghi che, durante il consueto appuntamento di Sintra, ha rassicurato i mercati sul punto di vista della Bce.
Il contesto di bassa crescita e ridotta inflazione nell’Eurozona sembra essere diventata la nuova normalità. La Banca Centrale Europea ne è conscia ed è pronta a intervenire con ulteriori politiche espansive dell’economia.
Con il livello dei tassi a zero, l’unica opzione che resta sul tavolo è quella di riprendere in mano strumenti non convenzionali, come l’acquisto diretto di titoli.
Questa eventualità rassicura parecchio gli investitori.
Il quadro macroeconomico negli Stati Uniti è sostenuto su un delicatissimo equilibrio. I dati solidi del secondo trimestre allontanano lo spettro di una recessione.
Un livello di crescita costante, accompagnata da una politica monetaria che non fa mancare il proprio apporto di liquidità al sistema, è sulla carta lo scenario ideale per gli investitori.
La campagna elettorale si avvicina e Trump farà quanto in suo potere per sostenere l’economia in vista della scadenza del voto. Anche la Fed ha trasmesso ai mercati negli ultimi mesi un senso di sicurezza, intervenendo con salutare attivismo ogni volta che i mercati azionari sono calati.
L’ultimo trimestre ci ricorda dunque come l’equilibrio di mercato resti particolarmente delicato.
In questo contesto gli asset rischiosi hanno avuto ancora modo di regalare soddisfazioni agli investitori.
Nonostante ciò, i risultati molto positivi di questa prima metà dell’anno mal celano il nervosismo dei mercati, che si è manifestato con forza a maggio quando il pessimismo nei confronti delle relazioni commerciali tra Cina e Usa ha portato molta volatilità sui listini.
Gli investitori sembrano comunque in attesa di un catalizzatore che possa far scattare l’eventuale correzione: c’è da aspettarsi che i nervi dei mercati saranno ancora testati nei prossimi mesi.
Rivolgendo lo sguardo un po’ più avanti un motivo di preoccupazione arriva sul fronte dei risultati societari: nonostante le aspettative più basse, la produttività è in calo e – anche a causa di un mercato del lavoro che ha raggiunto ormai da tempo il livello di piena occupazione – i costi di produzione sono in aumento. Se il trend dovesse continuare assisteremmo a un peggioramento degli utili nei prossimi trimestri, il che potrebbe catalizzare le preoccupazioni degli investitori.
Moneyfarm continua dunque a pensare che l’approccio conservativo adottato in questi mesi sia la scelta migliore per proteggere il capitale degli investitori.
La performance del portafoglio modello nel trimestre è stata positiva.
Per il portafoglio modello il semestre appena passato è stato il migliore dall’inizio delle attività nel 2012. Per quanto riguarda l’obbligazionario, a differenza del primo trimestre, quando a guidare i rendimenti erano state soprattutto le asset class rischiose, durante gli ultimi tre mesi una fetta importante del rendimento è arrivata anche dai prodotti a duration piú lunga, esposti in maniera maggiore ai ribassi dei tassi d’interesse visti negli ultimi tre mesi. Per gli asset rischiosi è stato un trimestre abbastanza volatile, con due rapidi cambiamenti di sentiment prima in senso negativo a fine aprile e poi in senso positivo a inizio giugno.
Se infatti un’improvvisa escalation negativa delle tensioni commerciali aveva spinto al ribasso i maggiori indici azionari e obbligazionari societari, la convinzione che la FED interverrà presto con un taglio dei tassi ha di nuovo rasserenato gli umori sui mercati finanziari.
Un’inflazione in ribasso e politiche monetarie espansive hanno quindi permesso una crescita sia per l’azionario che per l’obbligazionario.
2019-08-01 + 5,94%
2019-09-01 + 6,52%
2019-10-01 + 7,87%
2019-11-01 + 8,76%
2019-11-01 + 10,12%