MoneyFarm, opinioni 2016 con recensioni e commenti sulla mia esperienza di investimento e risparmiatore in ETF

Quello che segue è il rendiconto della mia esperienza con MoneyFarm dal 1° gennaio al 31 dicembre 2016…

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Cliente MoneyFarm da metà 2015, leggi qui la mia esperienza, continuo a riproporre il percorso storico del rendimento del mio portafoglio anche per il 2016, con informazioni, grafici e le mie impressioni unite ai commenti di coloro che mi leggono per curiosità, di utenti che desiderano affidarsi a MoneyFarm per i loro investimenti e di chi è già cliente e trova interessante condividere il rendimento del proprio portafoglio.

Sono entrato in MoneyFarm il 13 giugno 2015 investendo una limitata somma di denaro per testare la validità del servizio e sperare in dei rendimenti superiori a quelli bassi, ma parzialmente sicuri, di conti deposito oppure buoni postali.

Mi sono dato un arco temporale di 5 anni decorso il quale sarò in grado di tirare le somme e verificare se, in effetti, l’investimento sia stato redditizio oppure no.

Ma che cos’è MoneyFarm?
Se lo sai già salta queste poche righe, se invece non sai di che cosa stiamo parlando ti consiglio di leggere l’introduzione al mio articolo del 2015 su MoneyFarm dove, oltre a fornire i dettagli sullo storico dei rendimenti, a riportare le principali comunicazioni dell’azienda e ribilanciamenti del portafoglio, descrivo in maniera molto sintetica i servizi da questa offerti.

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Se vuoi scoprire, senza impegno iniziale, come funziona Moneyfarm e accedere al pannello di controllo per creare un conto demo, leggi subito il mio articolo per effettuare la registrazione passo per passo.
Se vuoi procedere alla sottoscrizione del servizio Moneyfarm, dopo esserti iscritto e aver finalizzato la procedura, e risparmiare il costo del servizio approfitta del Codice Amico che puoi trovare con tutte le informazioni in questo articolo.

Il 2015 si è chiuso, per me, con una perdita del 5,0% e 3 ribilanciamenti da parte di MoneyFarm per tamponare le difficoltà dovute a variazioni significative delle condizioni di mercato e principalmente per gestire meglio il rischio e cogliere opportunità di lungo periodo.

Il 2016 non si è aperto, ahimè, nel modo sperato con un altro ulteriore ribasso dovuto al crollo delle borse cinesi a causa della nuova conferma della frenata dell’economia del Dragone e dai timori sullo scenario mediorientale per le tensioni Iran-Arabia Saudita.

L’asset allocation del mio portafoglio è così composto:

STRUMENTI e CODICI ISIN
Bond Governativi 1-3 Anni in Euro LU0290356871
Bond Governativi Italiani 1-3 Anni FR0011313741
Bond Governativi 3-5 Anni in Euro LU0290356954
Bond Societari in Euro con Copertura Rischio di Tasso IE00B6X2VY59
Bond Governativi Paesi Emergenti in Valuta Locale IE00B5M4WH52
Bond Societari High Yield in Dollari Statunitensi IE00BCRY6003
Bond Governativi Indicizzati all’Inflazione in Euro LU0290358224
Azionario Europa (MSCI Europe) FR0010261198
Azionario Giappone (Topix) FR0010245514
Azionario Globale (S&P Global Dividend) IE00B9CQXS71
Azionario USA (S&P 500) IE00B5BMR087
Azionario Paesi Emergenti (MSCI Emerging Markets) LU0292107645
Materie Prime Globali con Copertura Tasso di Cambio IE00B58HMN42

RAPPORTO RENDIMENTO PORTAFOGLIO
2016-01-05 -5,8%
L’analisi è nella premessa al nuovo post, ovvero la situazione in Cina, le tensioni in Medio Oriente, il petrolio che continua la sua discesa…

2016-01-12 -7,1%
… discesa che continua e che mi porta a toccare il nuovo record negativo da quando sono diventato cliente MoneyFarm ed ho iniziato a monitorare i rendimenti ottenuti.

2016-01-18 -8,2%
Nella mia risposta di ieri all’intervento di Lorenzo sul “mantenere la calma” in una situazione di alta volatilità come quella attuale, facevo riferimento all’intenzione di contattare MoneyFarm per avere un commento da parte loro in merito a questo progressivo deterioramento dello scenario economico.
Nel pomeriggio, come per magia, l’Asset Allocation Team mi ha scritto al fine di aggiornare sulla nostra strategia di investimento e sulle modifiche di ribilanciamento varate dal Comitato di Investimento che verranno comunicate il 20 gennaio.
Sintetizzando, MoneyFarm consiglia i propri clienti di concentrarsi sull’obiettivo prefissato e considerare, dove possibile, la corrente volatilità di mercato come un’opportunità per incrementare cautamente l’esposizione in un piano d’investimento a medio termine.
Il concetto è corretto, altre volte ho sfruttato le turbolenze del mercato per incrementare le posizioni e prendere il vantaggio nei periodi di rialzo.
Per MoneyFarm, così come in alcune comunicazioni passate, l’attuale volatilità è in controtendenza con la situazione dell’economia reale e l’attuale fase di mercato è da identificare come un trend di breve periodo causato dalle tensioni geopolitiche, dal difficile equilibrio tra domanda e offerta nel mercato delle materie prime e dal nervosismo dei mercati riguardo la divergenza delle politiche monetarie delle banche centrali.

2016-01-20 -8,6%
Le turbolenze continuano ad investire tutte le borse, il rendimento è sempre più negativo e, come promesso, MoneyFarm mi invita a seguire la nuova strategia per il portafoglio.

Il ribilanciamento di inizio anno consiste nella riduzione delle obbligazioni governative europee a breve e l’acquisto di obbligazioni dello Stato italiano a più lunga scadenza per maggior rendimento e grazie al supporto della banca centrale europea. Inoltre eliminiamo l’esposizione alla parte obbligazionaria legata ai Mercati Emergenti, date le non positive prospettive legate a quell’area geografica, sia dal punto di vista valutario sia obbligazionario. Abbiamo invece aumentato l’allocazione in bond ad alto rendimento sulla base di valutazioni fondamentali interessanti. In ultimo si è deciso di eliminare il rischio di cambio euro/yen nell’investimento azionario nipponico per decisione tattica. Abbiamo comprato gli ETF “Bond Governativi Italiani 10 Anni” e “Bond Societari High Yield Globale”. Abbiamo finanziato gli acquisiti vendendo gli ETF “Bond Governativi 3-5 Anni Euro” e “Bond Governativi Paesi Emergenti in Valuta Locale”. Inoltre abbiamo eliminato il rischio cambio euro/yen nell’investimento azionario comprando l’ETF “Azionario Giappone (Topix) con Copertura Tasso di Cambio” e vendendo l’ETF “Azionario Giappone (Topix)”.

Concordo con l’analisi di MoneyFarm ed approvo il ribilanciamento.

2016-02-09 -8,9%
Di nuovo al minimo storico con i mercati che non reggono.L’azionariato, in particolare, tocca punte di quasi il -30% con DB X-TRACKERS MSCI EMERG MKTS UCITS ETF (Isin: LU0292107645) per i paesi emergenti e con UBS CMCI COMP SF UCITS ETF EUR HED A-ACC (Isin: IE00B58HMN42) per le materie prime ed il real estate.

2016-02-24 -7,7%
2 settimane altalenanti con valori non troppo distanti dai minimi.
Le cause sono sempre le stesse, le banche ed il petrolio con l’Iran che sembra definitivamente non essere attratto dal patto di Doha sul congelamento dell’offerta di petrolio, da parte dei principali produttori mondiali di greggio (Arabia Saudita, Russia, Qatar e Venezuela), per sostenere i prezzi dell’oro nero arrestandone il crollo.

2016-03-04 -5,9%
Recuperati due punti percentuali in 9 gg ed una situazione che “sembra” iniziare a stabilizzarsi anche se rimangono all’orizzonte le solite nuvole (banche, recessione, petrolio, mercati emergenti che non sono più tanto emergenti) oltre al Brexit e le incognite che ci accompagneranno fino al voto del prossimo giugno.

2016-03-23 -5,5%
Situazione poco mossa, recuperato un altro 0,4% anche se immaginavo che il rimbalzo potesse essere più cospicuo. Due settimane caratterizzate dalla “ripresa” del petrolio, le incertezze sulle banche e sui matrimoni da compiere e, purtroppo, dall’attentato terroristico di ieri a Bruxelles che non sembra avere impattato più di tanto i mercati.

2016-03-30 -5,8%
Secondo ribilanciamento del 2016 dettato dalla fiducia dovuta al rinnovato supporto ai mercati da parte delle varie Banche Centrali (prima fra tutte, la Banca Centrale Europea) porta MoneyFarm ad aumentare l’aggressività della componente obbligazionaria del portafoglio.

Vengono nuovamente acquistate obbligazioni ad alto rendimenti (High Yield) dell’area Euro, riducendo leggermente la parte del portafoglio investita nelle obbligazioni dello Stato Italiano a breve scadenza. L’asset class High Yield è una delle asset class che si è meglio comportata nella fase d’incertezza dei primi mesi dell’anno, e pertanto sembra il modo migliore per ottenere rendimenti maggiori. Inoltre il sostegno della Banca Centrale Europea alle obbligazioni societarie dell’Eurozona offre ulteriore supporto a questa asset class. In ultimo non aumentiamo ancora l’esposizione all’azionario che rimane volatile e di difficile lettura. Abbiamo quindi ridotto l’ETF “Bond Governativi Italiani 1-3 Anni” per incrementare una posizione nell’ETF “Bond Societari High Yield Euro”.

Si passa, quindi, dal 15,65% al 13,33% dei Bond Governativi Italiani 1-3 Anni mentre si acquistano Bond Societari High Yield Euro per un 2,38% del portafoglio.

2016-04-30 -5,6%
Ho volontariamente allungato i tempi di aggiornamento del post per avere, in maniera più chiara, un’idea di rendimento mensile.
Nell’occasione riporto i dati salienti sul portafoglio P4-C2 nel primo trimestre del 2016, un portafoglio intermedio in termini di rendimento-rischio costruito con una diversificazione globale che prevede l’investimento su tutte le aree geografiche e su 8 asset class di mercato. Il portafoglio è costruito con un’esposizione misurata all’azionario sia sviluppato sia emergente ed un’esposizione obbligazionaria importante che comprende emittenti governativi e
societari. Il portafoglio può prevedere anche un investimento moderato in materie prime
.

L’analisi di MoneyFarm è che durante il primo trimestre del 2016 i mercati finanziari si sono mossi in territorio negativo e con grande volatilità. Protagoniste, ancora una volta, le Banche Centrali, le quali anche in questo trimestre sono state particolarmente attive nell’allentare ulteriormente le politiche monetarie.
La prima è stata la Bank Of Japan che, a fine gennaio, ha fatto molto scalpore
annunciando per la prima volta tassi d’interesse negativi. A seguire la Public Bank of
China ha tagliato per la quinta volta in un anno il coefficiente di riserva obbligatoria
e infine a marzo, la Banca Centrale Europea ha ampliato notevolmente il programma
di allentamento quantitativo. La Federal Reserve ha invece ulteriormente ritardato
la normalizzazione dei tassi d’interesse e, col meeting di marzo, dopo aver rivisto le
stime, ha confermato solo 2 dei 4 rialzi programmati per il 2016. Non sorprende quindi
come tassi sempre più bassi abbiano favorito i bond governativi delle aree sviluppate.
Anche lato obbligazioni societarie, la performance è stata positiva, sia per i bond
con rating più alto che quelli con merito creditizio più basso (high yield), che si sono
rivelati un asset class relativamente stabile se paragonati ad altri asset rischiosi come
le azioni.
Come nell’ultima parte dell’anno scorso, il driver fondamentale per i mercati azionari
è stato il prezzo del petrolio, che per la prima parte del trimestre ha continuato a scendere fin sotto i 27 dollari al barile, il livello più basso da settembre 2003. Un
prezzo molto competitivo e voci circa un possibile accordo tra i Paesi produttori
di petrolio ha poi aiutato a risollevare l’andamento della materia prima, che nella
seconda metà del trimestre ha fatto registrare una performance del 45%, chiudendo
il 31 marzo a 38 dollari al barile, in positivo rispetto all’inizio dell’anno.
Stessa storia per i mercati azionari. Dopo il peggior inizio di anno di sempre, con
tutti i principali indici in profondo rosso (l’S&P500 era arrivato a segnare -10% da
inizio anno, lo Stoxx Europe 600 -16% e il Topix -20%), insieme col rimbalzo del
petrolio anche i listini azionari hanno ripreso a correre. Se l’azionario USA è riuscito
a recuperare le perdite, non si può dire lo stesso per Europa e Giappone, che
chiudono il trimestre rispettivamente a -5% e -10% da inizio anno, sfavorite anche dal
rafforzamento dei tassi di cambio. Interessante notare che, contrariamente all’anno
scorso e fatta eccezione per la Cina, i mercati azionari emergenti stiano continuando
a registrare performance positive.
Anche sul tasso di cambio i movimenti sono stati molto marcati. La sterlina continua a
subire la pressione di un referendum sulla permanenza nell’Unione Europea sempre
più vicino mentre il dollaro, anche a causa di una prospettiva di tassi alti sempre più
lontana, continua a deprezzarsi pian piano.
Dall’altra parte osserviamo un euro e uno yen che continuano invece ad apprezzarsi,
nonostante politiche monetarie estremamente accomodanti, il che fa sospettare che
gli interventi della Banca Centrale non sortiscano più effetto.
Il portafoglio nel corso del trimestre ha registrato performances leggermente
negative, principalmente per via dell’esposizione azionaria e valutaria.

Nel corso del primo trimestre è stata modificata l’asset allocation per avvicinarsi
ai nuovi Portafogli Strategici. A gennaio l’esposizione ai bond governativi dei
mercati emergenti è stata azzerata, per aumentare l’esposizione ai titoli societari
ad alto rendimento in dollari statunitensi. Parte della posizione in titoli governativi
dell’Eurozona è stata venduta per fare spazio ai titoli di stato italiani a 10 anni,
allungando così la duration del portafoglio. La posizione nel Topix è stata venduta per
comprare l’ETF sempre sul Topix ma con copertura dal tasso di cambio.
A marzo, è stata ridotta la posizione nei titoli di stato italiani a breve, per acquistare
titoli societari ad alto rendimento denominati in Euro.
Attualmente il portafoglio rimane prevalentemente esposto sull’area Euro e detiene
posizioni in valuta estera tramite i bond societari high yield in dollari statunitensi e i
vari ETF sull’azionario dei Paesi sviluppati (S&P500 e S&P Global Dividend) e azionari
dei Paesi emergenti (MSCI Emerging Markets) per un peso complessivo di circa il 24%.
L’ETF sulle materie prime che pesa all’incirca il 2.5% del portafoglio, seppur faccia
riferimento a un indice in dollari, incorpora anche una protezione dai movimenti del
tasso di cambio, pertanto non contribuisce ad aumentare l’esposizione valutaria.
Analogo ragionamento per l’ETF sul Topix, coperto dal rischio legato al tasso di
cambio.

2016-04-31 -4,5%
Un punticino guadagnato dopo le sofferenze degli scorsi mesi…

2016-05-31 -5,2%
Il referendum sulla Brexit si avvicina, i mercati sono nervosi e si accumulano nuove perdite dovute alle tensioni ed ai sondaggi…

MoneyFarm reputa che l’andamento dei mercati negli ultimi due mesi ha mostrato una forte stabilità rispetto all’eccessivo nervosismo d’inizio anno. Questo si è tradotto in una riduzione della volatilità su tutti i mercati (sia azionari che obbligazionari) che permette oggi di incrementare le posizioni più aggressive dei portafogli, per ritornare ai livelli strategici di allocazione. Nell’attuale contesto di tassi zero, uno dei temi predominanti tra gli investitori rimane la ricerca di rendimento, che sta premiando le azioni con i dividendi più alti e le obbligazioni ad alto rendimento. La tematica del “dividendo” (sia obbligazionario che azionario), per MoneyFarm, è destinata a rimanere un tema cruciale anche per i prossimi mesi viste le fonti di incertezza attuali (Brexit, rialzo tasso FED, materie prime volatili). Abbiamo quindi venduto per intero l’ETF “Bond Governativi 3-5 Anni in Euro” per aumentare la posizione nell’ETF “Azionario Globale (S&P Global Dividend)”, specializzato in società ad alto dividendo.

Aderisco al ribilanciamento proposto!

2016-06-30 – 4,6%
Dall’inferno delle banche e del Brexit ad un cauto ed ottimistico ritorno alla realtà; non ci siamo di sicuro annoiati a (fine) giugno con il voto a sorpresa che ha sancito l’uscita dalla UE del Regno Unito con il conseguente crollo di tutte le borse mondiali fino alla piccola ripresa finale anche grazie al via libera della Ue allo scudo per le banche italiane da 150 miliardi che sembra poter dare un po’ di tranquillità al sistema…

2016-07-14 – 2,4%
Aggiornamento di metà luglio per fare il punto della situazione sul l’andamento del portafoglio nel secondo trimestre dell’anno.
Dopo gli scossoni di inizio anno, il secondo trimestre del 2016 è stato caratterizzato da una volatilità molto contenuta. Per la maggior parte del periodo (almeno fino alla seconda settimana di giugno quando i sondaggi hanno iniziato a dare per favorita l’eventualità di un’uscita della Gran Bretagna dall’Eurozona), i principali indici azionari hanno scambiato in un intervallo limitato di valori.
Analogamente il VIX, l’indice che misura la volatilità implicita delle borse USA, ha mostrato un andamento sottotono per tutto il trimestre, per poi tornare ai livelli di febbraio in
concomitanza del referendum.
Questa prima fase di “calma piatta” è attribuibile soprattutto all’azione delle Banche Centrali.
La FED, dopo aver rimandato il rialzo a marzo, è rimasta ferma anche a giugno. Il corso degli eventi è stato però diverso da quanto prospettato dai policy maker statunitensi; dati sul mercato del lavoro non brillanti hanno infatti abbassato di molto le probabilità di un rialzo per tutto l’anno in corso.
Normalizzazione rimandata.
La BCE, invece, ha iniziato a implementare il programma di acquisto dei titoli societari, senza però riuscire ad abbassare il rendimento a scadenza delle obbligazioni corporate, visto che ormai anch’esso rasenta lo zero.
Con l’avvicinarsi del referendum sulla Brexit l’avversione al rischio è tornata a salire e con essa la volatilità.
Da febbraio, quando il referendum è stato annunciato, a parte brevi periodi, i mercati hanno sempre prezzato una probabilità di Brexit molto bassa. Solo con l’inizio di giugno ci si è resi conto del fatto che i risultati dei sondaggi suggerivano il contrario.
L’umore è poi cambiato nuovamente ad una settimana del referendum, in seguito all’omicidio per motivi politici della parlamentare Labourista Jo Cox, forte sostenitrice della permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea. Sull’onda di quotazioni sempre più alte, i mercati hanno iniziato a scommettere fortemente contro uno scenario Brexit. Per poi realizzare, la mattina del 24 giugno, di aver sbagliato.
Per quanto riguarda gli indici, lo S&P 500 chiude il trimestre in positivo, così come il FTSE 100 che, aiutato da una sterlina che in pochi giorni ha perso il 10%, in valuta locale chiude
il semestre a +6.55% (+1% in euro).
Le sofferenze maggiori sono state riservate al Giappone (-7.4%) e all’Eurozona (-2.00%), il primo a causa dello Yen e del suo status di valuta rifugio e la seconda per i timori di contagio economico e politico.
Anche i mercati emergenti hanno sofferto. Dopo un primo rialzo hanno iniziato a perdere terreno, soprattutto a causa dei movimenti valutari. Il petrolio, fattore guida principale per quei mercati, ha superato i 50$/barile, toccando i livelli più alti dal luglio del 2015.
Il 3 giugno si è svolto il meeting dell’OPEC (l’associazione che riunisce i maggiori paesi esportatori di petrolio) che ha ribadito come l’offerta sia ancora lontana dallo stabilizzarsi.
Due le tematiche vincenti di questo trimestre. I cosiddetti porti sicuri, vale a dire oro, Bund tedeschi e Treasury Bills, che hanno continuato a guadagnare sulla scia di tassi d’interesse sempre più bassi e dell’incertezza derivante dal Brexit. Sul fronte delle asset class, continuano invece a tenere quegli strumenti in grado di garantire un reddito più elevato, come le obbligazioni ad alto rendimento e le società con i dividendi più alti.
Il portafoglio ha registrato nel secondo trimestre una performance positiva, che ha permesso di ritornare in positivo anche dall’inizio dell’anno. Nonostante la Brexit e il peggior inizio anno della storia dei mercati finanziari, una buona diversificazione a livello geografico, di asset class e di valute ha permesso di attutire i diversi shock e accrescere il capitale.

2016-07-31 – 2,6%
Rendimenti poco mossi dal precedente aggiornamento…

2016-08-31 – 2,5%
Leggere sopra…

2016-09-12 – 2,6%
Arriva il nuovo ribilanciamento in previsione del susseguirsi, nei prossimi mesi, di diversi eventi di rilievo, in particolare per l’Eurozona. Il Referendum costituzionale italiano rappresenta, a nostro avviso, uno dei maggiori rischi politici da tenere in considerazione. Nell’attuale contesto di incertezza, infatti, se i cittadini italiani non dovessero approvare la riforma costituzionale, potremmo avere una fase di instabilità sulla scena politica e, di conseguenza, economica in Italia.
Per queste ragioni, con questo ribilanciamento è stato preferito diversificare maggiormente a livello geografico l’esposizione nel comparto obbligazionario pur mantenendo un profilo di rischio rendimento pressoché invariato.
Per cercare quindi di ridurre il più possibile il rischio specifico legato alle sorti politiche italiane, in questo ribilanciamento è stato venduto l’ETF “Bond Governativi Italiani 1-3 Anni” per comprare l’ETF “Bond Governativi 1-3 Anni in Euro (db X-trackers)”. Inoltre, l’ETF “Bond Governativi Italiani 10 Anni” è stato venduto per comprare “Bond Governativi Globali con Copertura Tasso di Cambio”. L’esposizione valutaria, la scadenza media ponderata e il rendimento a scadenza dei portafogli rimangono pressoché invariati, ma l’esposizione geografica risulta più diversificata.

Concordo, purtroppo, con l’analisi di MoneyFarm ed approvo il ribilanciamento…

Si vendono:
Bond Governativi Italiani 1-3 Anni
Bond Governativi Italiani 10 Anni

Si comprano:
Bond Governativi 1-3 Anni in Euro (db X-trackers)
Bond Governativi Globali con Copertura Tasso di Cambio

2016-09-30 – 2,6%
Che dire, da metà luglio l’oscillazione del rendimento non è salita/diminuita di un punto percentuale…

2016-10-19 – 2,1%
Nuovo sito e nuovo logo per MoneyFarm e nuovo report trimestrale (3°-2016) nel quale si evidenzia la breve volatilità osservata sui mercati finanziari nelle prime giornate del mese di luglio dopo la vittoria della Brexit ed i successivi due mesi di sostanziale calma piatta sui mercati.
Le Banche Centrali hanno segnalato di non voler ampliare i programmi di Quantitative Easing né di spingere ancora più in basso i tassi d’interesse, così a settembre è tornata a farsi sentire la volatilità.
Gli investitori attivi si erano posizionati in modo particolarmente aggressivo, ricorrendo
anche alla leva finanziaria ed è bastato quindi un piccolo incremento della volatilità per
generare le oscillazioni che stiamo vedendo ora.
In termini di performance, l’azionario globale (MSCI World) è salito del 5% nel terzo
trimestre. Europa (MSCI Europe) e Giappone (MSCI Japan) rispettivamente del 7.25% e del
4.23%, in valuta locale; l’S&P 500 del 3.85%.
Negli ultimi tre mesi i mercati emergenti (MSCI Emerging Markets) hanno continuato a
fare bene (+9.15% nel terzo trimestre) così come anche il mercato obbligazionario, con
i bond governativi globali (Bloomberg Barclays Global Sovereign) cresciuti del 2.2% e le
obbligazioni societarie (Bloomberg Barclays Global Corporate) dell’1.9%. Sostanzialmente
invariato invece il petrolio.
I prossimi mesi rimangono un’incognita.
A settembre la Bank of Japan ha cambiato leggermente il paradigma della politica monetaria, spostando il focus più sul controllo della curva dei tassi d’interesse, rimanendo comunque estremamente dedita al raggiungimento del target d’inflazione. La Federal Reserve ha posticipato ulteriormente il rialzo, anche se il comitato esecutivo è stato più diviso del solito.
Il referendum italiano si avvicina e il premier britannico ha annunciato che probabilmente alla fine del prossimo trimestre avvierà ufficialmente i negoziati per portare il Regno Unito fuori dall’Unione Europea; a novembre avremo anche le elezioni presidenziali USA.
Quello di cui possiamo essere sicuri è che la bassa volatilità di luglio e agosto è stata
un’anomalia temporanea, e nei prossimi mesi sarà importante mantenere una buona
diversificazione ed essere pronti a fronteggiare le eventuali situazioni di debolezza per
comprare…

2016-10-28 – 2,16%
Ho ricevuto da Adriano, nei commenti, la notizia che Moneyfarm non lavora più con Banca Sella per la nuova clientela.
Volendo investigare ho scritto a MF questa email:

Buonasera,
mi sono giunte voci che avete cessato il rapporto con Banca Sella e che il denaro per gli investimenti affluisce in un fondo direttamente intestato a Money Farm.
Vorrei sapere se tali informazioni corrispondano al vero e, se confermato, che cosa cambia per i clienti attuali che hanno un deposito con Banca Sella?
Cordiali saluti,
Lorenzo Tomada

La risposta di MoneyFarm

Buongiorno,
premetto che per i clienti in essere ad oggi non cambierà nulla, continueranno ad avere un servizio in regime amministrato con conto titoli in Banca Sella.
I nuovi clienti depositano la liquidità presso una banca depositaria in Regno Unito su un conto intestato a MFM Investment Ltd. Sarà poi MFM ad allocare la liquidità corrispettiva a ciascun cliente. Il cliente quindi effettua i bonifici verso un conto transitorio intestato a Moneyfarm (presso Banca Sella- depositaria del conto), il cliente poi sarà sempre beneficiario finale.
I vecchi clienti avranno la possibilità di trasferire la posizione da Banca Sella alla nuova banca.
Infine, per ora MFM offre solo i servizi di RTO e consulenza in regime amministrato, a breve sarà disponibile anche il servizio di gestione patrimoniale
.

2016-11-09 – 2,94%
Giornata shock per i mercati con l’elezione di Trump a 45° Presidente USA.
Crollano le borse asiatiche, le europee in terreno ampiamente negativo e tra meno di un mese abbiamo il referendum costituzionale; è palese che il NO non sarà ben visto dai mercati e che la mancata approvazione della riforma potrebbe aprirci ulteriori scenari negativi… o almeno è quello che percepisco io.
Anche Moneyfarm non è insensibile alla situazione, inaspettata, che si è delineata questa mattina.
Alle 12:30 mi scrive quanto segue:
Donald Trump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America dopo un’incredibile battaglia elettorale.
L’esito inaspettato ha sorpreso la maggior parte degli operatori di mercato, causando una significativa volatilità su tutti i listini mondiali, del tutto prevedibile in questi casi.
I portafogli Moneyfarm sono ben posizionati per gestire la volatilità che potrebbe aumentare a seguito dell’esito delle elezioni. La nostra filosofia d’investimento si basa sul costruire dei portafogli in grado di sopportare periodi di incertezza e specifici eventi per massimizzare le probabilità di crescita nel lungo periodo.
L’asset allocation del Portafoglio inoltre, è relativamente conservativa, con un significativa riduzione della componente azionaria rispetto all’asset allocation strategica.
Nonostante il monitoraggio dei mercati finanziari e dei portafogli sia costante e continuo, manteniamo comunque un’attenzione particolare sullo sviluppo della politica americana per valutare possibili ribilanciamenti o opportunità tattiche per i portafogli nei prossimi mesi.

2016-11-10 – 2,73%
Lo shock Trump sembra essere già stato assorbito dai mercati che al termine della giornata di ieri, e fino alle 14:00, hanno mostrato importanti e poderosi segni di ripresa.

2016-11-30 – 1,82%
Consueto aggiornamento mensile prima del Referendum del 4 dicembre, mi auguro che il ribilanciamento del 12 settembre possa avermi messo un po’ al riparo dalle turbolenze che una vittoria del NO sembra, in base al sentiment comune, portarci.
Da una parte e dall’altre vedo troppi catastrofismi, questa riforma me la sono letta tutta ed ho cercato di capire le ragioni del Sì e quelle del No.
La riforma non è quella che avrei desiderato (per me il Senato sarebbe dovuto sparire), può produrre un uomo forte e solo al comando (il motivo del NO dell’Economist) e visto quali sono le alternative populiste, ed incapaci di governare, al momento in Italia non c’è da stare tranquilli…
Pur con il pericolo di cui sopra, voglio avere fiducia e voterò Sì anche perché lo Stato si possa riprendere deleghe di competenze territoriali che creano disparità e tanta burocrazia.
Una riforma che poteva essere migliore, nata dal compromesso Renzi-Berlusconi, ma che è l’unica che può migliorare il nostro apparato statale (… o almeno io la penso così).
In ogni caso, come ha detto Obama dopo l’elezione di Trump:
“Ricordate: non importa che cosa accadrà, il sole domattina sorgerà e l’America sarà ancora il più grande Paese al mondo”.
Tralasciando la grandezza dell’Italia, il 5 dicembre il sole dovrebbe sorgere comunque…

2016-12-31 – 0,46%
Un mese intenso con il referedum che ha visto la vittoria del No con quello che si è voluto far diventare, da entrambe le parti ma principalmente da una…, come un Referendum su Renzi che ha pagato la sconfitta dimettendosi dalla carica rivestita. L’esito, in ogni caso, era scontato e non inatteso come le vittorie della Brexit e di Trump permettendo di non avere scossoni di rilievo anche grazie al ribilanciamento del 12 settembre 2016 quando sono stati venduti tutti i BTP italiani…

L’anno si conclude in recupero dopo essere partiti male ed aver proseguito ancora peggio fino alla metà di febbraio con il crollo degli indici, dal – 5,0% ad un – 0,46% con guadagni molto elevati per coloro che sono entrati all’inizio della ripresa.

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