Aprire un conto corrente all’estero per mettersi al riparo dalla patrimoniale, dall’uscita dall’euro e dal default dell’Italia. Domande e risposte.

Oggi ho ricevuto una email da parte di Stefano che mi ha fatto partecipe di tutta una serie di sue valutazioni sulla situazione economica attuale e sulla necessità di spostare i propri risparmi all’estero per salvaguardarli da possibili evenienze (patrimoniale, default, uscita dall’euro).

Gentile Lorenzo,
La seguo da tempo per i suoi articoli e varie esperienze con Moneyfarm che ho sottoscritto anche io con alterni risultati.
La stimo per i suoi interventi e desidero per questo condividere con Lei la preoccupazione di un momento storico e politico del nostro paese il quale, a livello economico, m’induce a pensare seriamente alla stabilità del futuro dei miei risparmi e a quello dei miei figli.
Il periodo impone di tutelarci autonomamente in considerazione del sentimento nazionale negativo verso l’Unione Europea, le sue regole e che a causa di promesse elettorali di difficile attuazione sembrano spingerci sempre più verso un baratro del quale non vediamo la luce né tantomeno il fondo.
Con Moneyfarm e l’investimento in ETF siamo abbastanza tutelati ma con i conti correnti, come la mettiamo?
Se dovessimo malauguratamente uscire dall’euro che cosa ne sarà della liquidità presente nei conti? Sarà trasformata nella nuova o vecchia lira?
E se l’Italia non ripagasse il debito come si era paventato in campagna elettorale e si procedesse al default?
Credo che si ricordi la storia recente di Grecia e Cipro con le code agli sportelli bancari, il blocco dei bonifici e i bancomat che erogavano se non solo poche banconote.
E lo spettro della patrimoniale? Il prelievo forzoso potrebbe essere la risposta del governo alla necessità di fare cassa.
A tutto questo non vedo altra soluzione che spostare gli averi all’estero per essere tutelati da sistemi bancari più forti e pronti al peggio.
Mi creda, non tifo contro l’Italia ma non voglio e posso permettere che tutti i sacrifici fatti dal governo Monti ad oggi vengano resi vani per le mire populiste di chi al governo pensa al proprio rendiconto elettorale che al futuro della nazione.
Mi dispiace di averla tediata con tutti questi pensieri ma sono sicuro che converrà con me che con lo spread che sale a livelli di guardia sia necessario che sia chiaro a tutti a che cosa stiamo andando incontro.
La ringrazio e saluto cordialmente,

Stefano *******

Quello di Stefano non è il solito catastrofismo italiano o di chi rema contro il sistema Italia ma il tormento di chi crede che uno spread costantemente oltre quota 300, che una manovra ad oggi a serio rischio d’infrazione da parte dell’Europa, che una patrimoniale da parte di chi ritiene che i risparmiatori italiani “dovranno dare una mano” e che si deve uscire dall’euro per stampare moneta siano elementi che ci possano portare, questi sì, alla catastrofe economica.
Prendo spunto dalla sua lettera e dal suo intento, spostare il proprio denaro all’estero, per capire se aprire un conto all’estero può essere la soluzione a tutti i suoi timori

Aprire un conto all’estero è legale?
L’apertura di un conto corrente all’estero è del tutto legale se dichiarato all’Agenzia dell’Entrate, la dichiarazione viene meno se la giacenza media annuale è sotto i 5000 euro e se sul conto non vi siano stati accreditati interessi.
Oggi, con lo scambio automatico delle informazioni tra banche e agenzie fiscali di tutto il mondo, è praticamente un suicidio portare capitali in conti all’estero frutto di guadagni non dichiarati o di incerta provenienza.

E’ possibile aprire un conto all’estero direttamente online?
Per aprire un conto corrente estero in lingua italiana, al momento, l’unica soluzione è corrente online N26con i suoi pacchetti di servizi che variano dalla gratuità ad un canone mensile intorno ai 15 euro con facilitazioni come il prelievo gratuito agli ATM di tutta l’area euro, bonifici gratuiti e con un IBAN tedesco.
Personalmente, avendolo testato in fase d’apertura e di gestione mi sento di sconsigliarlo al fine di utilizzarlo come protezione per un’eventuale uscita dall’euro del nostro paese; si tratta sempre e comunque di una banca online senza un supporto telefonico, solo chat, valido per piccole spese quotidiane soprattutto se all’estero.

Nel caso di una patrimoniale, l’apertura di un conto corrente all’estero mi mette al sicuro da prelievi forzosi?
La risposta è complessa e non univoca.
Nel caso di una patrimoniale, come ad esempio quella messa in atto dal governo Amato tra il 9 e il 10 luglio 1992 per salvare la lira, l’incasso non sarebbe automatico ma essendo il patrimonio conosciuto potrebbe essere richiesto il versamento alla presentazione della dichiarazione dei redditi dell’anno successivo.

Se l’Italia dovesse uscire dall’euro, il denaro in euro o altra valuta in un conto corrente estero verrebbe convertito in automatico alla nuova lira?
Nel caso di un’uscita dall’euro, si ipotizza, che il denaro detenuto presso conti esteri non possa essere forzatamente convertito alla nuova lira o moneta dello Stato salvaguardando il valore rispetto ad una sua svalutazione rispetto alla vecchia valuta.

E se l’Italia dovesse dichiarare default, che cosa ne sarebbe di quanto depositato in un conto corrente estero?

Nel caso di un default, chi ha un conto all’estero non soffrirebbe di situazioni limite quali il congelamento dei conti correnti bancari oppure il blocco dei prelievi al bancomat potendo contare sulle disponibilità estere.

– Ma dove aprire un conto corrente con una banca fisica all’estero?
Per noi, poco inclini alle lingue straniere, il facile approdo in Svizzera nel Canton Ticino dove si parla italiano risulta essere la scelta più semplice e, nell’ottica di un’eventuale salvaguardia dei risparmi, anche la migliore con la possibilità di aprire conti in euro e in franchi svizzeri.
Esistono situazioni al confine con l’Italia, ad esempio Sillian in Austria a pochi chilometri da San Candido e Cortina o a Mentone e Nizza in Francia, dove, dove sono presenti istituti bancari con personale bilingue appositamente istruito per tutti i connazionali che, per necessità o paura, vogliono aprire un conto corrente fuori confine.

Conviene aprire un conto corrente in Svizzera?
Sì e no!
La Svizzera, dopo il rientro dei capitali con la voluntary disclosure e l’accordo con l’Italia per lo scambio delle informazioni fiscali, rappresenta il porto più semplice per chi vuole spostare i propri soldi all’estero sia per la lingua italiana del Canton Ticino sia per la salute del sistema bancario elvetico.
, conviene, se si teme il default e l’uscita dall’euro
No, non conviene, nella maniera più assoluta, se si apre per cercare una remunerazione del proprio denaro

Quanto costa aprire, gestire e mantenere un conto corrente svizzero?

Il conti svizzeri non sono economici, soprattutto per chi non ha il domicilio nella Confederazione Elvetica, ci possono essere soluzioni dai 60 ai 250 euro annuali con costi elevati per i prelievi presso gli ATM esteri, quindi italiani, e per i bonifici.
Non esistono conti correnti a costo zero come in Italia!

Quali sono le banche svizzere consigliate per aprire un conto corrente?

Da una ricerca online, anche attraverso forum dedicati all’argomento emergono UBS, PostFinance e Banca Stato (la banca dello Stato del Cantone Ticino)

Aprire un conto svizzero in Euro o CHF (franchi svizzeri)?
Tutto dipende da quello che ne vogliamo fare:
– Se viene utilizzato come un conto corrente vero e proprio, alimentandolo di frequente e attingendo per spese di tutti i giorni allora conviene aprirlo in Euro.
– Se viene utilizzato come un conto di deposito, ovvero senza effettuare grandi movimenti, può essere interessante aprirlo in CHF in relazione alla sua relativa stabilità e del sistema bancario svizzero in generale. Nel caso di un default del nostro paese l’intero sistema euro subirebbe dei contraccolpi a livello bancario e a livello di valuta rafforzando, in questo caso, proprio il franco svizzero.

Dal punto di vista fiscale, come e dove devo dichiarare il mio conto corrente estero?

E’ utile ribadire come i fondi utilizzati per l’apertura del conto estero, da soggetti fiscalmente residenti in Italia, debbano essere lecitamente nella disponibilità, trasferiti in maniera regolare oppure provenienti da una fonte reddituale estera.
Chi detiene, nel corso del periodo d’imposta, conti correnti all’estero, deve necessariamente compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi indicando il valore iniziale e il valore finale dei conti correnti esteri posseduti (la giacenza media per i privati) in proprio o come delega.
Non sono tenuti alla compilazione coloro la cui disponibilità economica estera totale, ovvero su tutti gli eventuali conti detenuti, non abbia mai superato i 15000,00 euro nel corso del periodo di imposta.
Se il valore medio di giacenza annuo, come dagli estratti conto e dai libretti, risultasse inferiore a 5000,00 euro il correntista non è tenuto al pagamento dell’IVAFE (Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero) nella misura fissa di 34,20 euro per conto o libretto detenuto all’estero.

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